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BEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE!!!


TRACCIA 02/03
A TAVOLA NON SI PARLA DI ARCHITETTURA
Lorenzo Esposito
Lorenzo Esposito, Napoli 1992, architetto e designer. Ha collaborato con Arquitectura G a Barcellona ed esposto al Salone Satellite di Milano. Lavora a Napoli, dove è professore a contratto di Modellazione parametrica presso il DiARC e tecnico di digitalizzazione geo-archeologica presso  il DiSTAR.


ABSTRACT

La censura è uno strumento agile, trova sempre una sua modalità di applicazione in contesti diversi e riesce spesso a essere invisibile, celando il suo effetto in una pseudo-normalità oppure riesce a barricarsi dietro mura enormi di attenuanti. In architettura, come in altri campi, la censura avrà avuto mille applicazioni, più o meno subdole o più o meno autoritarie; in questo frangente però mi pare necessario parlare della censura – in architettura - come limitazione all’accesso alle informazioni: limitazione all’accessibilità alla condivisione del sapere architettonico in generale, tralasciando gli specialismi, alla pari della consapevolezza generale che si possa avere dell’arte, della filosofia o della storia studiate al liceo. Parlare di censura presuppone una domanda: chi sta censurando? In questo caso la risposta è molto difficile, perché chi scrive non è così malpensante da affermare che la comunità architettonica voglia censurare il proprio sapere al di fuori delle sue mura, ma che sia sfuggita di mano la situazione sì. Il linguaggio dell’architettura parlata e scritta è diventato eccessivamente intricato e volutamente poco chiaro, non si riesce a parlare di architettura in maniera colloquiale o discorsiva senza ricorrere a bibliografie infinite e note a piè di pagina che possono superare gli articoli stessi; chiaramente non sto affermando che le modalità di scrittura legate alla ricerca siano sbagliate ma intendo dire che palesemente rendono quel sapere inaccessibile ai più e poco trasferibile nel parlato o nel quotidiano. E’ una forma di censura, apparentemente non voluta ma che in qualche modo si sta perpetuando da anni, che crea una cesura culturale e poi sociale o forse meglio dire politica: non diffondendo il sapere architettonico in maniera semplice dilaga la confusione su ciò che rappresenta l’architettura. E’ bastato chiedere a diverse persone cosa sia secondo loro l’architettura e giustamente le risposte sono poco precise, oppure sono valide ma non ordinate e strutturate in un discorso ampio; una delle interlocutrici è un’architetta e a lei è stata posta la domanda non circa se stessa ma rispetto le persone che frequenta; alcune persone hanno ammesso di poter rispondere in un certo modo perché condividono la loro vita con degli architetti. Al bar non si parla di architettura, né in macchina intanto che si viaggia; a tavola non si parla di architettura.
Il medium sonoro è stato assunto nella sua più semplice declinazione: registrare delle conversazioni in purezza, senza alcun filtro e alcuna programmazione con l’intenzione di restituire esattamente uno spaccato della realtà che riguardasse questo tema; denso di pause, indecisioni, espressioni dialettali, espressioni probabilmente da censurare. Il contenuto colleziona stralci di conversazioni tenute da me con diversi interlocutori, persone con cui generalmente condivido la quotidianità e quindi architetti, persone che frequentano architetti da tanto e persone che non frequentano architetti se non da pochissimo; ho stralciato alcuni pezzi delle conversazioni spesso tagliando la mia domanda e concentrandomi sulle risposte per dare spazio a un paesaggio di soluzioni. Le conversazioni portano con se i suoni dei luoghi di acquisizione, luoghi in cui difficilmente si parla di architettura, ma luoghi essenziali per l’uomo come la casa, il bar o la stanza in cui si lavora.
Le registrazioni sono state prodotte con un Iphone 14 Pro, durante il mese di Luglio, e successivamente editate e montate attraverso Audacity. In fase di acquisizione non c’è stato nessun espediente tecnico, il dispositivo è stato posto semplicemente sul tavolo (oggetto invisibile ma di enorme portata simbolica nell’economia di questo discorso) e le registrazioni sono state avviate in anticipo rispetto all’inizio della conversazione. Durante il montaggio, sono stati tagliati ed assemblati i brani significativi e tra loro è stata interposta una pausa brevissima, solo
l’ultimo intervento (mio) è anticipato da una pausa più consistente per evidenziare – ma non troppo – il cambio di prospettiva. Le registrazioni presentavano volumi leggermente diversi e l’unica manipolazione fatta è stata l’amplificazione di alcune tracce per produrre un contenuto audio finale che avesse una pressione sonora omogenea.



TRACCIA
audiomagazine critico teorico di architettura

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